2012- Madagascar
Antananarivo
I computer arriveranno da noi alle 15 del pomeriggio: abbiamo la mattinata per le cose urgenti per le quali non si può rimandare, per la chiusura prefestiva del sabato.
Ogni volta in cui si va in Africa, le stesse operazioni che affrontiamo con accelerazione e ansia di non riuscire a svolgerle in tempo, l’eccitazione, il retaggio di un ritmo europeo, la flemma di Padre Serge che, con il “pole, pole” africano inutilmente tenta di contagiarci con la filosofia del posto: ogni volta che si inizia una missione, sembriamo assatanati di fretta…
Gli uomini vanno ad effettuare il cambio della valuta, per ben due volte: banche chiuse, siamo costretti a rivolgerci ai cambiavalute, avventura con il sapore di altri tempi, al sapore di Bronx.
Alle 17 finalmente tutto è concluso: abbiamo i nostri computer accastastati vicino la porta della sala da pranzo, una montagna di scatole…
C’è tempo appena per una passeggiata nei dintorni della casa vescovile di Ekar, poi il tramonto veloce tinge il cielo di rosso e rapidamente arriva il buio con la stessa accelerazione con cui abbiamo concluso l’intera giornata.
Padre Serge è sbarellato dalla stanchezza…non è abituato ai nostri ritmi, è naturale! Alla fine della missione anche noi ci saremo dati una calmata.
Prima di cena c’è appena tempo per una amena partita a carte, a generi separati: uomini che giocano a briscola e donne Machiavelli su un’altra tavola.
Gli scambi di battute ricreano la confidenzialità, l’armonia, la gioia di trovarsi assieme a vivere questa avventura…lontani dalle preoccupazioni che nel nostro paese ci tolgono il fiato.