2009-2010-2011 Kenya
La sera del villaggio
A sera nel villaggio si placa il vento che durante il giorno ha sollevato nuvoli di polvere rossastra; il sole è un ricordo infuocato all'orizzonte e sembra di rivivere ogni sera la tipica atmosfera quasi leopardiana, del ritorno a casa, della ricostituzione della comunità attorno al tavolo...
Il paesetto sembra un alveare, carico di colori, di voci, di dinamiche, di gioia primitiva ed ancestrale, di aspettative che presto il buio renderà inconsistenti, di voglia di partecipare ad un non so che di vitale destinato ad esplodere quando il caldo si placa e a sfumare quando il buio, pece, ammanta di nulla tutte le cose.
Tutti vivono in sospensione: i bimbi curiosi di dire "ciao" ai musunghi (noi bianchi ) le donne che attraversano la strada da una casa all'altra, i ragazzotti che si aprono prepotentemente alla vita, che manifestano i loro disturbi ormonali in roboanti motorette munite di chiassosi diffusori acustici di musica, i vecchi sorpresi nelle loro consuetudini da questo vorticare moderno di novità.
Quest'anno sono apparse nel villaggio le moto-taxi: i cinesi hanno inondato il mercato keniano con delle moto che costano poco; con 1000 euro si riesce a comperare una motocicletta con cui intraprendenti giovanotti della zona effettuano spostamenti di taxi, fra i villaggi vicini, caricando a dismisura, per pochi shellini, passeggeri, vettovaglie, mercanzie di tutti i tipi e volumi
Anche le suore si sono subito adeguate alla nuova offerta…di trasporto e volentieri chiamano le mototaxi per spostarsi da un villaggio all'altro, visto che altrimenti dovrebbero farlo a piedi…
Improvvisamente, la moto è diventata un mezzo diffuso sulle strade keniane: fino all'anno scorso solo auto sconquassate, neanche un anno dopo, rombanti moto sfrecciano con il loro carichi umani come pacchi.
Alcuni motociclisti hanno anche attrezzato le loro bike di potenti impianti stereofonici, quasi ad offrire un valore aggiunto al servizio…con quello spirito un po' rumoroso adolescenziale che mostravamo noi negli anni '60 quando giravamo per le spiagge con i pesanti lettori di musicassette in spalla rombanti in mezzo alla folla dei bagnanti romagnoli…
Se un pittore volesse ritrarre il paesetto, ne uscirebbe un quadro assai variegato di colori: c'è la bottega della sarta, quella della parrucchiera, quella del macellaio, quella del ciabattino, il bar, anche un improbabile internet point, tutti rigorosamente non più grandi di due metri quadrati, coloratissimi, con la loro veranda di lamiera, tenuta su da assi squinternate di legno scuro.
Ma la cosa più interessante, perché emblematica di una società in cui la fame riserva risvolti talora atroci, sono i banconi dei bar, costruiti in legno, con assi e semitronchi di albero, la loro dispensiera alle spalle con gli scaffali su cui spiccano poche bottiglie di birra, altre rare bibite in esposizione, ma il tutto rigorosamente blindato!
Infatti ogni bancone è protetto da una doppia rete metallica, una a maglie larghe ed una seconda sopra a maglie strette, a metà fra gabbia e bunker, assolutamente e sempre chiuso a chiave. Il barista esce per portarti la birra e chiude a chiave il bancone, ritorna per prendere qualcosa, apre a chiave, entra, si richiude a chiave, recupera la bottiglia, riapre, riesce, richiude a chiave: c'è un traffico forsennato di aperture e chiusure sempre a chiave!
Qui c'è poco da bere: qualche birra, qualche cocacola, non abbiamo mai indagato se si vendono altre bibite, ma l'impressione è che la gente non regga per niente l'alcool e finisca per sentirsi brilla anche soltanto con qualche birra. Alla sera infatti se vai al bar devi fare lo slalon fra gli alticci che ti rivolgono frasi un po' allegre, con la lingua impastata e l'equilibrio incerto.
Una birra costa quasi come l'intera giornata lavorativa di un operaio. Inutile dire che questo depaupera il povero introito familiare lasciando sempre alla donna la miseria di doversi fare carico della nidiata di bambini da sfamare, spesso oberata dall'aggressività di un marito che rientra brillo e violento…
Tanta bellezza del tramonto spesso ha risvolti non sempre piacevoli…